Citazione

“Ciò che è realmente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non sia affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca.” (Heidegger)

martedì 25 aprile 2006

Intervista/ Quando il cibo diventa un nemico

(dal mensile: TuttoMontagna:)

L’attenzione per il proprio corpo e i disturbi del comportamento alimentare. I seguaci della filosofia di Ana. Fenomeni prevalentemente femminili. Parla il dr. Giovannini.


articolo di Federico Zannoni

“Odio il mio corpo. E’ una cosa superflua. Dà sempre troppo da fare. Vestirlo, tenerlo dritto, sempre in tiro, il trucco sul viso... E bisogna farlo ad ogni costo, perché questo è il mio lasciapassare. Senza non sono niente”.
Irina Denezkina, poco più che ventenne, è già una scrittrice di successo. I suoi racconti sono implacabili affreschi del mondo giovanile. Sono storie di solitudini e compagnie, di alcol e droghe, di musica e pantaloni griffati, storie i cui protagonisti sono anima e carne, con sogni e desideri talvolta intrappolati in corpi troppo goffi. E’ proprio sul rapporto che i giovani hanno col proprio corpo, soprattutto quando questo precipita in pericolose derive, che abbiamo deciso di centrare la nostra conversazione con Agostino Giovannini, neo-laureato in Servizi sociali e autore di interessanti ricerche sul campo.
Partiamo dalla citazione iniziale. Crediamo siano frasi importanti, in cui l’efficacia estetica delle parole ben si abbina con contenuti complessi e diretti.
“I giovani d’oggi danno grande importanza al loro corpo. Basta guardarsi in giro, per strada, per notare come ragazze e ragazzi fondino parte della loro autostima e della loro ‘personalità’ sull’apparire estetico del proprio corpo”.
In fondo, però, prendersi cura del proprio corpo e mostrarsi attenti al modo in cui ci si presenta agli altri è innegabilmente segno di equilibrio e buona educazione.
“La cura del proprio corpo è un elemento essenziale nell’essere umano. Non per nulla, una manifestazione delle sindromi depressive è il non prendersi cura del proprio corpo. Ma per ogni cosa esiste una giusta misura. Al giorno d’oggi i mass media ci impongono un’assoluta tirannia dell’apparire agli altri: lo si vede nelle sfilate di moda, nei talk show dove si arriva a criticare il trucco eccessivo, il vestito sbagliato. Oltre un certo limite, l’attenzione per il proprio corpo diviene fonte di malessere”.
Un malessere che può sprofondare nei disturbi del comportamento alimentare.
“Una persona che soffre di disturbi del comportamento alimentare fonda tutta la sua esistenza su un apparire mai raggiungibile. Il prendersi cura di sé diviene talmente eccessivo quanto elusivo del vero problema”.
Quali sono i principali disturbi del comportamento alimentare?
“Sono essenzialmente tre: anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata. Il primo è il più conosciuto: si distingue per un totale rifiuto del cibo e l’unico obiettivo della magrezza. Il secondo, di più recente diffusione, si contraddistingue da un’eccessiva dipendenza dall’uso-abuso del cibo, con annessa una varietà di comportamenti compensatori. La terza forma, anche conosciuta come ‘bed’, è contraddistinta da un persistente desiderio di assumere eccessive quantità di cibo, differenziandosi però dalle altre due forme per una non così accentuata ossessione per la magrezza”.

Anoressia, bulimia, bed. Partiamo dalla prima: nella vita di tutti i giorni, quali comportamenti contraddistinguono le persone anoressiche?
“Voglio sfatare un mito: l’anoressica è una persona estremamente affamata, nel senso letterale. Ogni suo comportamento, pensiero e azione è basato sul controllo dell’impulso della fame. Pur pensando incessantemente al cibo, l’anoressica fa di tutto per non assumerlo”.
In concreto, cosa fa per non assumerlo?
“Se mangia, lo fa in assoluta solitudine per non fare scoprire le ridotte dosi di cibo; cerca di evitare le occasioni per mangiare, trova scuse di ogni genere perché non sia incentivata a mangiare da parenti o amici, abusa di sostanze che secondo lei possono alleviare il senso della fame, si guarda sempre allo specchio, cercando motivazioni per dimagrire ancora, e quindi non mangiare. Per definizione, l’anoressica non si vedrà mai magra: di conseguenza, ogni volta che si guarda allo specchio avrà la percezione di essere grassa e proverà il desiderio di dimagrire oltre modo”.--br--
Quanto possono arrivare a pesare le anoressiche? C’è una soglia entro la quale una persona può dirsi anoressica o sono solo i comportamenti a definirlo?
“Non esiste un peso minimo. Ci sono ragazze che arrivano a pesare 25-26 chili, mettendo in grande rischio la propria vita, come ce ne sono di 32-36. Non è tanto il peso a essere decisivo, quanto la costituzione e le caratteristiche della persona, quanto questa può reggere”.
Al di là delle differenze di peso, comunque indici dei diversi gradi di gravità, cosa accomuna le persone anoressiche?
“Sono i comportamenti ossessivi a definire le anoressiche. La forma anoressica, per definizione sottopeso, può essere normopeso soltanto nelle primissime fasi. Al contrario, la forma bulimica è meno riconoscibile perché si tratta di ragazze in stragrande maggioranza normopeso: proprio questa è la caratteristica che ci porta a non riconoscere una persona affetta da bulimia, anche se questa vive ogni giorno sotto i nostri occhi. La bulimica, al contrario dell’anoressica, riesce a nascondere benissimo il disturbo. Il dramma del dilagare della bulimia sta proprio nel fatto che solo una minima parte delle bulimiche si rivolge alle cure o porta il suo disturbo a conoscenza degli altri”.
Come è possibile riconoscere una persona bulimica, al di là delle sue maschere?
“Se la persona non vuole essere scoperta è molto difficile. La bulimica ha un’eccessiva ossessione per il cibo, la sua autostima è legata a come percepisce il proprio corpo, sottoponendolo alla prova della bilancia. La persona bulimica si punisce con atteggiamenti compensativi come vomito autoindotto subito dopo un pasto, eccessivo uso di lassativi per ridurre un eventuale gonfiore al ventre, eccessivo sport e, soprattutto, una continua alternanza tra diete rigidissime e periodi di continue abbuffate”.
Anoressia e bulimia sembrano comparire laddove la persona si trova in una condizione di disagio. Talvolta il disagio può dar luogo a ulteriori atteggiamenti autolesionisti.
“E’ solito, ma non scontato, che i disturbi del comportamento alimentare si associno ad abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, e talvolta anche a un problematico rapporto con la sfera sessuale. Ripeto, però: ogni situazione è diversa dall’altra, e quindi non tutte le anoressiche e le bulimiche vanno incontro a questi atteggiamenti”.
Finora abbiamo parlato di anoressiche e bulimiche al femminile. E gli anoressici? I bulimici?
“I disturbi del comportamento alimentare sono prevalentemente femminili, in un rapporto maschi-femmine di 1 a 10 per l’anoressia e 1 a 20 per la bulimia. Recentemente sembra dilagare, prevalentemente nella fascia maschile, un disturbo del comportamento alimentare chiamato ortoressia, che si caratterizza per una eccessiva ossessione verso l’assunzione di cibi sani: queste persone morirebbero di fame piuttosto che pranzare a un Mac Donald’s o assumere cibi con eccessivo contenuto di colesterolo”.
Ha parlato dell’ortoressia come di un fenomeno di recente comparsa e diffusione, il che non fa altro che rafforzare l’idea di quanto il campo dei disturbi del comportamento alimentare sia in costante evoluzione, non senza un legame coi mutamenti che avvengono nel nostro contesto socio-culturale.
“Uno dei più recenti sviluppi collegati ai disturbi del comportamento alimentare è il fenomeno pro-anoressia, anche detto pro-Ana, che altro non è che un movimento di persone sofferenti di disturbi del comportamento alimentare conclamati che, rifiutando l’etichetta patologica di malate, dichiarano di seguire una filosofia alternativa, la filosofia di Ana, fondata sull’unico obiettivo della magrezza, anche a discapito della salute”.
Quali sono i suoi luoghi “di culto” e ritrovo?
“In Italia questo fenomeno è arrivato negli ultimi anni, contagiando internet, dove si sono sviluppate comunità virtuali e nascoste nelle quali le persone associate si scambiano reciprocamente consigli e motivazioni per continuare a dimagrire piuttosto che assumere cibo. Il fenomeno è ancora poco conosciuto anche dagli operatori che affrontano i disturbi del comportamento alimentare, come ho potuto rilevare dalle mie ricerche”.
Alla luce di quanto è venuto fuori sino ad ora, sembra sia molto difficile provare a quantificare la portata di fenomeni così subdoli e sfuggenti, e proprio per questo non le chiediamo dati assoluti, ma soltanto un’opinione: quanto sono presenti i disturbi del comportamento alimentare nella nostra montagna?
“Sono presenti molto più di quanto si immagini. Infatti, se le anoressiche le possiamo riconoscere per strada, ritengo che tante adolescenti affette da bulimia nervosa continuino a perpetuare i comportamenti in assoluta segretezza, senza rivolgersi ai servizi di cura. Secondo una recente ricerca Ausl, nelle scuole reggiane una grande percentuale di ragazze dichiarano di avere comportamenti come il vomito autoindotto, anche saltuariamente”.
Allargando il campo al di fuori delle manifestazioni più eclatanti, quanto c’è di problematico nei comportamenti alimentari dei ragazzi d’oggi?
“Sembra quasi che il cibo sia diventato oggi il bersaglio preferito di una moltitudine di sofferenze e disagi psichici, un po’ come lo era l’isteria qualche secolo fa. Anche chi non può essere diagnosticato anoressico o bulimico può comunque manifestare rapporti alterati col cibo, sia temporanei, sia duraturi. Non si possono però definire malate tutte le persone, e sta qui il sapere riconoscere se il rapporto con il cibo sia di piacere e di sopravvivenza, oppure uno specchio dietro al quale nascondere i problemi”.
Il quadro è complesso, non c’è dubbio. Forte delle sue competenze ed esperienze, se la sentirebbe di tirare le somme e provare a fornire qualche suggerimento?
“Troppe volte ho sentito dire ‘ce la si può fare da soli’, e questo per me è un grosso errore. Il consiglio più importante, evitando eccessivi allarmismi o, all’opposto, pericolose leggerezze, è di rivolgersi al personale competente ogni qualvolta sussistano seri elementi che possano fare sospettare dell’esistenza di un disturbo. I disturbi del comportamento alimentare non si curano da soli: prima ci si rivolge alle cure, più ampio è il margine di successo. Tuttavia, dai disturbi del comportamento alimentare si può guarire, come sia le statistiche che le esperienze di chi ne è uscito stanno a dimostrare”.

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