Citazione

“Ciò che è realmente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non sia affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca.” (Heidegger)

mercoledì 24 gennaio 2007

Pro Ana: un Gruppo dei Pari?

Di Agostino Giovannini e Francesca Montali

Il fenomeno Pro Anoressia è oggi tornato a tenere banco tra i mass media; le ultime tragedie legate all’anoressia hanno recentemente richiamato anche l’occhio del mondo non specialista ad un nodo dolente che affligge migliaia di persone: i Disturbi del Comportamento Alimentare (anche detti DCA).

Per lo più riconosciute nel sintomo anoressico del rifiuto del cibo e nella patologica ambizione alla magrezza, queste patologie si manifestano in un terreno dove l’apparenza inganna: lo spettatore comune è infatti portato a leggere l’amore-odio verso il cibo come un semplice desiderio di bellezza, in realtà ogni sintomo è un emanazione e prodotto di un certo contesto sociale, è un utilizzo paradossale e provocatorio del linguaggio (in questo caso, alimentare e corporeo) creato dalla società stessa (Covri 2005). Ma proprio l’ingannevole interpretazione del senso comune mette in evidenza un perenne divario esistente tra simili disturbi e la società (stessa) che se ne rivela spesso l’inconsapevole autrice.

Così, in un simile contesto anche una situazione di crescita (adolescenziale), come l’adesione al gruppo dei pari, può sfociare in controverse situazioni di devianza riconoscibili come palliative dei reali e mancanti gruppi amicali.

Un nostro studio (svolto per il Pasm dell’Ausl di Reggio Emilia: Ricerca sul Fenomeno Pro Ana, Giovannini, 2006 – scarica Qui il fascicolo) rivela come il classico passa-parola (fenomeno tipico di gruppi amicali) sia uno dei mezzi adottati per la ricerca di siti web pro ana: sembrerebbe plausibile ipotizzare che sia proprio il bisogno di accettazione e di socializzazione a promuovere la ricerca di luoghi virtuali, attuando un tentativo di risposta a bisogni relazionali non appagati - al tempo stesso però, il Pro Ana è un evitamento delle relazioni, in quanto è un contatto ad intensità ridotta e soprattutto perchè la persona “anoressica”, classicamente, cerca sempre di controllare il contatto vero e proprio con l'altro, che invece è per definizione non controllabile.

In base alla letteratura sappiamo che è proprio la fascia adolescenziale di popolazione quella più a rischio sia per l’esordio di un DCA che per la ricerca di riconoscimenti e rapporti sociali (e adesione a filosofie devianti). Infatti il fenomeno Pro Anoressia appare operare anche come un paradossale sistema di self-help: “Nel gruppo (..) con il supporto di altri si può toccare più facilmente un pensiero doloroso: il gruppo, come un contenitore, accoglie e lavora offrendo con passione il suo contributo (..)” (De Clercq, 1995).

Statistiche e Pro Ana

Secondo un rapporto Eurispes oltre due milioni di adolescenti fra ragazzi e ragazze di età compresa fra i 12 e i 25 anni soffrirebbero di una qualche forma di disturbo del comportamento alimentare. Sebbene siano in aumento i casi di bambine in fase pre-puberale a soffrire di DCA così come di donne anche anziane (di età compresa fra i 60 – 70 anni), è possibile sostenere che la popolazione colpita da DCA è in prevalenza composta da soggetti adolescenti.

Sembra inoltre che il numero ragazze che soffrono di tali disturbi sia dieci volte superiore, rispetto a quello dei ragazzi (Davidson e Neale, 2000).

Il fenomeno dell’esordio e dell’utilizzo dei siti Web Pro Anoressia sembra rispecchiare i dati statistici di riferimento: si è infatti registrato che il fenomeno web Pro Ana è nato proprio da Blog (diari on-line) di ragazze adolescenti.

Adolescenza e Gruppo

L’adolescenza rappresenta il periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta in cui entrano in gioco sia fattori biologici, sia fattori sociali e psicologici e in cui assume un ruolo cruciale il contesto in cui avviene questo processo. L’adolescente comincia ad essere trattato in modo diverso dal contesto in cui vive e contemporaneamente modifica il proprio atteggiamento verso se stesso e verso il mondo circostante, non accettando di essere totalmente dipendente dalla propria famiglia e dalle forme di sostegno sociale-affettivo che la famiglia gli ha fornito. Il progressivo distacco dalla famiglia e l’acquisizione, anche parziale, di autonomia si accompagnano ad una maggior attenzione nei confronti del mondo dei coetanei, percepito come luogo di sperimentazione ed incontro con valori nuovi ed originali dove l’adolescente ha la possibilità di sperimentare nuovi ruoli e di verificare le scoperte che sta facendo circa la realtà.

La costruzione dell’identità assume un valore cruciale in quanto si può affermare che racchiude al suo interno gli altri compiti di sviluppo tipicamente adolescenziali.

Nell’adolescenza si attiva infatti una vera e propria riorganizzazione del sistema del sé, resa possibile anche grazie all’acquisizione di nuove e più complesse abilità sul piano cognitivo (Piaget, 1932). Per gli adolescenti acquisire una propria identità significa “considerarsi come persone uniche e coerenti nonostante la molteplicità e la diversità di ruoli giocati nei propri contesti di vita, sentire che gli altri riconoscono la propria unicità e specificità e percepire di essere in grado di autodeterminazione nelle proprie scelte (responsabili dei propri destini)” (Mancini,1999, pp. 94).

Il gruppo dei coetanei costituisce un punto di riferimento fondamentale nel superamento dei diversi compiti di sviluppo e nel processo di costruzione dell’identità adolescenziale. I dati di ricerca dimostrano come è possibile stimare attorno al 75% la percentuale di adolescenti che fra i 15 ed i 17 anni frequenta con regolarità un gruppo di coetanei formatosi in modo spontaneo (Maurizio, 1994). Il gruppo funziona come luogo di apprendimento, di sperimentazione e di controllo delle azioni individuali e di confronto e valutazione delle diverse componenti che concorrono a costruire il concetto di sé dell’adolescente. --br--

Caratteristiche psicologiche dell’adolescente con Disturbo Alimentare

Esistono dei fattori psicologici individuali che sembrano predisporre al disturbo alimentare. Fra questi fattori Todisco segnala la depressione, ansia, disturbi di personalità, disturbo dell’immagine corporea, deficit emotivi e cognitivi, storia di abuso, problemi di autonomia (difficoltà del processo di separazione-individuazione), deficit di autostima e difficoltà interpersonali, perfezionismo, paura di diventare adulti. Nella Bulimia Nervosa hanno invece rilevanza clinica i tratti di impulsività, intolleranza alle frustrazioni e tono dell’umore alterno.

Un adolescente senza disturbi alimentari può frequentare il gruppo dei pari ed in esso ricercare identificazioni nuove, confronti e con essi costruire una nuova identità, l’adolescente con disturbi alimentari è un adolescente tendenzialmente isolato, perfezionista e con una bassa autostima. La bulimia e alle volte l’anoressia sono accomunate anche da una condizione di segretezza: una situazione permanente, in cui molti dei loro sforzi sono rivolti alla riservatezza, e alla protezione del sintomo (Giovannini, 2005).


Gruppo dei Pari?

Come abbiamo visto gli adolescenti che fra i 15 ed i 17 anni frequentano un gruppo dei pari sono pari o superiori al 75%. Le caratteristiche del fenomeno virtuale Pro Ana consentono di ipotizzare che in esso si realizzino le dinamiche del gruppo dei pari che mancano agli adolescenti con DCA. Come altri gruppi di pari, infatti, i gruppi Pro Ana rappresentano uno strumento di sostegno affettivo, emotivo in grado di incidere sulla costruzione della propria reputazione e visibilità sociale da parte dell’adolescente. Quando si fa riferimento al processo di costruzione dell’identità, si usa il termine gruppo in rapporto ad un nucleo specifico di coetanei con cui l’adolescente intrattiene una relazione intensa e continuativa, fondata su una serie di esperienza comuni, di interessi e di valori considerati importanti per il singolo e per il gruppo (Pombeni, 1996).

Secondo alcuni studi (Aronson e Mills, 1959), al crescere delle severità dell’iniziazione cresce la preferenza per il gruppo stesso: quanto più un gruppo è selettivo tanto più è desiderabile appartenervi. Esistono infatti criteri di selezione per poter accedere ai gruppi Pro Ana che concorrono all’affermare il fenomeno come una sorta di elite semi-nascosta. Ad accentuare il senso di appartenenza troviamo persino un marchio distintivo Pro Ana costituito da due braccialetti distintivi: uno rosso per le anoressiche e uno blu per le bulimiche. Un segno di riconoscimento che le distingue dalle folle e rinforza così il loro senso di appartenenza alla Filosofia di Ana.

I gruppi Pro Ana sposano una filosofia, chiamata Filosofia di Ana. Tale filosofia si oppone rigidamente alla visione di Anoressia e Bulimia come patologie psichiatriche, o comunque dovute a una condizione di sofferenza e disagio, disarticolata dalla condizione sintomatologica, del rapporto col proprio corpo (e con il cibo). La Filosofia Pro Ana mira, infatti, a proclamare uno stile di vita alternativo, dove si promuove l’obiettivo antibiologico della liberazione, totale, dalla dipendenza da cibo: l’Anoressia Nervosa.

Conclusioni

Proprio la tirannia sintomatologica (così come la tipica non - percezione della patologia di coloro che ne sono affetti) ha forse permesso che un naturale bisogno relazionale sfociasse in quello che oggi appare essere, ad uno spettatore non esperto, una propaganda all’anoressia con tanto di “istruzioni per l’uso”.

Attraverso nuovi studi, ancora in fase di progettazione, si intende smentire questa ipotesi interpretativa e dimostrare come il Fenomeno Pro Ana sia, in realtà, ben altro. Attraverso questo nuovo progetto si intende adempiere al proposito di approfondimento di tale tematica (ancora così poco conosciuta in Italia) dei siti Pro Ana (Giovannini, 2006), iniziando a considerare non solo variabili di ordine psicopatologico ma anche di ordine evolutivo e sociale.

(tratto da Risky-Re: Network Informativo sui Comportamenti a Rischio)