(..) Ma dimagrire in compagnia non convince gli esperti di disturbi alimentari. Trovare un’amica con cui condividere le proprie follie dietetiche è tipico di chi scende di peso verso anoressia e bulimia. Dice Agostino Giovannini, ricercatore e moderatore di gruppi di sostegno all’obesità patologica: «Le diete di gruppo sono sicuramente un incentivo per chi, con diete “singole”, non riesce facilmente a trovare la giusta motivazione. Tuttavia non va sottovalutato il rischio insito nella differenza di personalità che ogni gruppo si porta appresso: laddove una persona o più raggiunge grandi successi, vi saranno altre persone che non riusciranno, e proprio in queste ultime, se di fragile indole emotiva, può scatenarsi il senso di colpa (che peggiora lo stato umorale e anche il rapporto con il cibo). La dieta non è mai uno strumento "fai da te", ma va abbinata a un controllo, più che dietologico, psicologico: va monitorato costantemente l’eventuale insuccesso più che il successo, per evitare, ad esempio, che la comparazione dei risultati, svolta dai membri di un gruppo che si mettono a dieta "insieme", produca uno stato depressivo avvilente che annulla nel lungo termine l’autostima dei soggetti».
Raccolta di Materiale scientifico-divulgativo sul fenomeno Pro Anoressia Italiano, e argomenti DCA correlati
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“Ciò che è realmente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non sia affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca.” (Heidegger)