Citazione

“Ciò che è realmente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non sia affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca.” (Heidegger)

lunedì 13 novembre 2006

Intervista/ Esplode la propaganda sul web

articolo di RedattoreSociale.it dopo un'intervista fattami da Elisabetta Proietti

Pesi 40 chili? Sei una balena, non ci puoi stare qui. Ti vuoi curare, stai seguendo una terapia
? Ti informiamo che da questo momento sei cancellata dal forum di discussione. Sono severi i parametri per poter frequentare i siti internet pro-Ana e pro-Mia, ormai realizzati in maniera numerosa anche in Italia, dove hanno cominciato a comparire negli anni 2002-2003, espansione di una tendenza diffusa negli States (sembrano nascere lì nel 1998-1999, per espandersi poi all’Europa toccando per prime Inghilterra, Francia e Spagna). Sono luoghi d’incontro virtuali dove personalità con disturbi della sfera del comportamento alimentare – disturbi che gli specialisti ascrivono alla sfera della psicopatologia, da non considerare come semplici e transitori atteggiamenti – si suggeriscono i sintomi della malattia, si sostengono nel perseverare a non mangiare e si scambiano metodi per riuscirci, si spronano l’un l’altra a rifuggire dalle terapie, rafforzano una identità di gruppo autolesionista e si riconoscono in un “movimento” (la filosofia di Ana, sorta di dea a cui le adepte si immolano) che ha come comune denominatore l’ossessione per il cibo.

L’adesione a Mia, la bulimia, che spinge a ingurgitare grosse quantità di cibo, è solo un passaggio: la meta ultima e l’ideale supremo è Ana, l’anoressia, è tra le sue braccia che tutte, anoressiche e sorelle bulimiche, sperano di restare e di arrivare. Su questi aspetti indaga una ricerca “in progess” di Agostino Giovannini, giovane ricercatore presso il Pasm, Programma aziendale salute mentale dell’Ausl di Reggio Emilia, il quale aveva affrontato l’argomento già durante il corso di laurea in Servizi sociali all’università di Parma. E’ una delle prime indagini in Italia e di certo avrà sviluppi ulteriori. Blog e forum. Spiega Giovannini che il primo sviluppo dei siti web pro anoressia è concomitante coi blog, diari on-line in cui molte ragazze (è noto che anche molti maschi sono toccati dalla patologia che rimane comunque nella maggior parte dei casi al femminile) dichiarano patologici obiettivi di dimagrimento, redigendo una sorta di diario sull’evoluzione del disturbo alimentare.


Successivamente si struttura il movimento pro-Ana con la nascita di Forum. Le pagine web sono caratterizzate da “materiali incentivanti” come i 10 comandamenti di Ana, l’elenco dei validi motivi per non mangiare, gli escamotage per non farsi scoprire e i trucchi per vomitare meglio, foto di modelle scheletriche, spesso foto ritoccate di belle ragazze ridotte a pelle e ossa. “una caratteristica di questi siti è l’impossibilità di monitorarne la nascita e l’evoluzione, a causa della velocità con cui vengono chiusi e ricreati, rendendo efficace ogni azione repressiva”, spiega ancora il ricercatore. La filosofia di Ana non comprende il concetto di malattia ma punta a proclamare uno stile di vita “alternativo”, anticonformista, dove si promuove l’obiettivo antibiologico della liberazione, totale, dalla dipendenza del cibo.

Lo strumento per arrivare a questo è un ambiente “da setta”. In alcuni dei siti web compare la simbologia del tempio e della fiaccola accesa, la grafica è spesso ben curata, con animazioni e non. Le foto sono sconfortanti: costole e volti emaciati predominano su tutto. Attenzione massima alla stampa che parla di loro: le ragazze commentano, spesso facendo appello allo “spirito di gruppo” , per tacciare di non conoscenza e ribadire la propria superiorità quasi ( e non vi è nulla di più falso) atarassica. L’utente tipo. La fascia di età compresa tra 13 e 23 anni, che manifesta sintomi restrittivi-anoressici; dai 20 ai 33 anni, con sintomi bulimici. Anche 45nni e 50enni navigano sui siti pro-Ana. Una signora bulimica scrive di aver trovato la figlia di 12 anni in bagno a vomitare e chiede alle altre del forum cosa fare. Il “credo Ana” e i 10 comandamenti. --br--


Ecco i “rinforzi” alla malattia che si possono trovare sui siti in questione. I 10 comandamenti:


1) Non essere magri vuol dire non essere attraenti
2) Essere magri è molto più importante che essere sani
3) Devi comprare vestiti, tagliarti i capelli, assumere lassativi, morire di fame, fare qualsiasi cosa per farti sembrare più magro
4) Non devi mangiare senza sentirti in colpa
5) Non devi mangiare cibo ingrassante senza autopunirti dopo
6) Devi contare le calorie e quindi restringerne l'assunzione
7) Quello che dice la bilancia è la cosa più importante
8) Perdere peso è bene/ prendere peso è male
9) Non puoi mai essere troppo magro
10) Essere magro e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e successo


Il credo Ana: Credo nel CONTROLLO, unica forza ordinatrice del caos che altrimenti sarebbe la mia vita Credo che fino a quando sarò grasso resterò l'essere più disgustoso e inutile a questo mondo e non meriterò il tempo e l'attenzione di nessuno Credo negli sforzi, nei doveri e nelle autoimposizioni come assolute ed infrangibili leggi per determinare il mio comportamento quotidiano Credo nella PERFEZIONE, mia unica meta verso la quale rivolgere tutti i miei sforzi Credo nella bilancia come unico indicatore di successi e fallimenti Credo nell'Ana, mia unica filosofia e religione Credo nell'inferno, perché questo mondo me lo ha mostrato. Tra i trucchi per non mangiare: BEVI UN BICCHIERE D'ACQUA OGNI ORA (riempie lo stomaco e in più depura) GUARDA FOTO DI MODELLE E ATTRICI CHE TI SIANO DI ISPIRAZIONE, LAVATI SPESSO I DENTI ( oltre ad avere sempre l'alito fresco, ti passerà la voglia di sporcare una bocca appena lavata) MANGIA MOLTO LENTAMENTE (ci vuole sempre un po' prima che il tuo stomaco si renda conto di essere pieno), MASTICA E POI SPUTA TUTTO, PRENDI LE VITAMINE (eviterai stanchezza, mal di testa, tutti i problemi dovuti alla scarsa alimentazione) , NON MANGIARE NIENTE più GRANDE DEL TUO PALMO PESATI SPESSO, INDOSSA DEI JEANS MOLTO STRETTI (ti ricorderanno sempre che devi dimagrire) MENTRE MANGI, CAMMINA, AIUTATI CON SITI COME QUESTO, SEI EI TENTATO DAL CIBO CONTA FINO A 100, ASPETTA 20 MINUTI (vedrai che alla fine ti passerà), compra vestiti di due tagli in meno.

Come non destare sospetti:
1. Non parlare mai del tuo peso con nessuno. Comportati come se tu non sappia assolutamente niente di diete e peso.
2. Non lasciare che le persone notino come sono larghi i tuoi vestiti
3. Cerca di mangiare solo quando i tuoi familiari o amici sono con te (e usa il tempo in cui sei solo per non farlo)
4. Entra ed esci spesso dalla cucina. Questo darà l'idea che mangi
5. Lascia resti di cibo o piatti sporchi in giro (prepara qualcosa e buttalo via, gli altri penseranno che l'hai mangiato)
6. Portati sempre fuori qualche snack (facendoti vedere) e poi fuori buttalo via
7. A casa di' che mangi da un amico, all'amico di' che hai già mangiato a casa 8. Inventati delle allergie a certi cibi
9. Fingi un mal di pancia o cose così 1
0. Di' che sei stato invitato fuori a cena, poi vai a fare una passeggiata
11. Di' che mangi in camera tua, poi in camera tua butta tutto nel pattume (ricorda di portare via il pattume quando esci!!!)
12. Non parlare mai di cibo né di quanto sei insoddisfatto del tuo corpo davanti agli altri
13. Al ristorante fingi di non avere abbastanza soldi.


Un fenomeno pericoloso che interroga i servizi. Protezione e prevenzione, e abbassare il rischio di fuga dai servizi, sono gli scopi dell’Ausl di Reggio Emilia attraverso questa indagine, che ha avuto inizio nel 2004. Ma cosa devono leggere la società e i servizi in questo fenomeno? Secondo Giovannini “è presente una richiesta, anche se implicita”. Al di là del grido provocatorio contro la proibizione sociale di un dialogo quasi totalizzante sul sintomo patologico, le ragazze cercano contatti umani, danno elementi per far capire dove si trovano, dove abitano, tentano di farsi raggiungere anche fuori da internet.


Quindi non va visto come un fenomeno solo da reprimere ma “dovrebbe essere un’occasione di approfondimento: “Nel continuo fluire di messaggi, troviamo richieste di mutamento di linguaggi e di risposte, richieste di aggiornamento costante dei servizi offerti, da parte di un’utenza che muta col mutare dei tempi”. In particolare Giovannini vede qui la possibilità di gettare ponti per evitare l’incremento di questi pericolosi modi di auto-aiuto. Presso i servizi al fenomeno si dà poco peso secondo Giovannini, nella scala delle priorità non è molto in alto. “Lavorare su questo fronte significherebbe rivedere i vecchi protocolli e conoscere in maniera più approfondita il web”.


da Redattoresociale.it

giovedì 27 luglio 2006

Bulimia Nervosa: una malattia di serie B?

Un estratto di una tesi di specializzazione in psicoterapia ipotizza che, rispetto all'Anoressia, la Bulimia sia una patologia che "rimane sullo sfondo" e che va invece portata il primo piano

La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare, alla pari dell’anoressia nervosa, anche se più sottaciuto rispetto all’anoressia, della quale molto ormai si parla e si scrive. In ambito scientifico, ad esempio, si trovano molti testi di letteratura che trattano dell’anoressia e non della bulimia, ma non avviene il contrario: è raro trovare studi specificamente dedicati alla bulimia che escludano la trattazione del disturbo anoressico.
Nel Trattato Completo degli Abusi e delle Dipendenze, a cura di Nizzoli e Pissacroia (2004, p. 918), leggiamo: “La bulimia, che letteralmente significa fame da bue o da cane, pur nota da lungo tempo viene citata poche volte nella letteratura medica. Negli scarsi lavori disponibili, anche se le conoscenze in materia vanno incrementando rapidamente, l’abbuffarsi e la successiva liberazione attraverso il vomito non vengono descritti così esaurientemente ed estesamente come lo sono la coercizione dell’appetito e l’anoressia mentale che spesso l’accompagna”.
Inoltre, operando nel Sistema DCA dell’Az. USL di Reggio Emilia (Servizio per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare), ho avuto molte occasioni, insieme con i miei colleghi, di partecipare a conferenze, formazioni, supervisioni e, ovviamente, alla riunione d’équipe settimanale. È emersa, nel confronto tra noi, la consapevolezza che la bulimia, rispetto all’anoressia, tendenzialmente passa in secondo piano: nelle relazioni ai convegni, nella scelta dei casi da portare in supervisione e anche nell’ingaggio di noi operatori è più spesso l’anoressia che emerge come figura.
Qualcosa di molto simile accade anche nel contesto familiare e in ambito sociale: spesso le pazienti anoressiche giungono all’osservazione del medico di medicina generale, di un libero professionista o di un servizio specialistico trascinate di forza da genitori o partner allarmati e disperati per il vistoso calo ponderale e per l’abbrutimento della ragazza o della giovane donna. L’esordio anoressico è solitamente esplosivo e rapido o comunque, di norma, da un certo momento in avanti vi sono un’accelerazione del calo di peso e un aggravamento vistoso della condotta alimentare, delle condizioni fisiche, della chiusura rispetto alle relazioni e delle oscillazioni del tono dell’umore. Il contesto avverte un senso di preoccupazione e di impotenza; inizialmente nega, poi si arrabbia, quindi riconosce la propria impossibilità di risolvere autonomamente la situazione e contatta una qualche figura curante. --br--
La persona bulimica, invece, spesso non è riconosciuta. Solitamente è normopeso, consuma in solitudine e assoluta segretezza i rituali dell’abbuffata e del vomito, al tempo stesso vergognandosene e difendendoli da qualsiasi ingerenza esterna. Spesso il contesto non sa della sua condotta alimentare, talvolta intuisce che qualcosa non va ma non immagina di che cosa si tratti. E’ frequente che intercorra molto tempo, anche molti anni -durante i quali le abbuffate e i metodi di compensazione sono avvenuti con regolarità, persistenza, compulsione - dal momento di esordio del disturbo al momento in cui la persona accede a un trattamento. Non sempre sono i familiari a promuovere il contatto con i servizi o con un professionista: può accadere, contrariamente all’anoressica che sia la stessa bulimica a chiedere aiuto, dopo snervanti tentativi infruttuosi di smettere o quantomeno di limitare il sintomo, divenuto col tempo invalidante e pervasivo. Se la paziente chiede un trattamento per una motivazione propria e non indotta da altri, è frequente che faccia esplicita richiesta ai curanti di intraprendere un percorso di terapia individuale senza il coinvolgimento dei familiari e, addirittura, senza che la famiglia ne sia informata.
Anche quando la famiglia è al corrente del disturbo bulimico, la preoccupazione è minore rispetto a quella che si attiva nella famiglia delle anoressiche; inoltre, quando una paziente anoressica vira sul versante bulimico e, da sottopeso e restrittiva che era, diviene normopeso ma con pratiche di riempimento e svuotamento frequenti, il contesto abbassa il livello di allarme e di vigilanza; talvolta, famiglie che nella fase di anoressia della figlia avevano collaborato al trattamento e magari si erano impegnate in una terapia familiare vera e propria, con la comparsa della bulimia (della quale sono informate), ritirano la loro disponibilità al trattamento. Eppure la bulimia nervosa non è affatto meno pericolosa dell’anoressia: pur mimetizzata da un peso spesso normale e da frequente compiacenza e adeguatezza della persona alle richieste del contesto, la bulimica rischia molto: aritmie cardiache, squilibri elettrolitici, lacerazioni esofagee, rottura gastrica, grave compromissione della dentatura.
Da notare, inoltre, che, nonostante i dati epidemiologici segnalino che la bulimia nervosa è molto più diffusa rispetto all’anoressia, le due patologie sono rappresentate circa nella stessa misura nei Servizi specialistici per i disturbi del comportamento alimentare o, addirittura, l’anoressia nervosa è maggiormente presente rispetto alla bulimia, il che significa che una percentuale ben superiore di bulimiche rispetto alle anoressiche non giunge all’osservazione diagnostica e al trattamento.
Queste osservazioni sottolineano nuovamente come la bulimia nervosa rimanga abitualmente sullo sfondo.
Unica eccezione in questo panorama sono gli studi di outcome dei trattamenti dei disturbi del comportamento alimentare. Le rare evidenze sull’efficacia dei trattamenti nei DCA (Disturbi del comportamento Alimentare) convergono quasi tutte sulla bulimia nervosa. Uno dei pochi dati di letteratura ormai acquisto è che la terapia cognitivo-comportamentale si dimostra efficace nel trattamento della bulimia nervosa (NICE, National Institute for Clinical Excellence – UK, 2004).


tratto dalla tesi di specializzazione in Psico-Terapia della Gestalt, "LA BULIMIA NERVOSA: LETTURA FENOMENOLOGICA E PROCESSO DIAGNOSTICO. UN CONTRIBUTO NELL'OTTICA DELLA PSICOTERAPIA DELLA GESTALT", specializzanda dr.ssa Chiara Covri, relatore dr.ssa Manuela Partinico

(fonte: Rubrica Il Mondo Dentro - RedAcon)

martedì 20 giugno 2006

PROGETTO PER UN DOCUMENTARIO

PRO ANA di Paola Rota

(Breve estratto dell’omonimo articolo pubblicato dalla Rivista “Plot Storie per lo Schermo”/ anno IV/ numero doppio seisette/ maggio 2006, pg 90-101 – ad oggi il documentario attende ancora di trovare una produzione interessata)


l "venticinque lettori" di Plot forse ricorderanno un progetto di lungometraggio dal titolo Frammenti. pubblicato sul primo numero della rivista: un padre e un'insegnante alle prese con una ragazzina anoressica, molto manipolatrice. Con questo progetto di documentario, il tema dei disturbi alimentari ritorna da un'altra angolazione, decisamente più scientifica, ma non per questo meno coinvolgente, anche su un piano emotivo. forse per lo stupore e l'indignazione che la voce narrante dell'autrice fa emergere con efficacia.
Il progetto è in fieri e il trattamento proposto è soltanto una delle realizzazioni possibili, sulla base del materiale che Paola Rota ha raccolto e raccoglierà in futuro.

Ci sono storie che vanno raccontate, e credo che questa dei siti Pro Anoressia e Bulimia sia una di quelle. Quando ho scoperto questa realtà, ero talmente sconvolta che continuavo a raccontarla, accorgendomi, con mio grande stupore, che il tema, effettivamente di forte impatto, suscitava molto interesse nelle persone.

È questo interesse che mi ha convinta a scrivere il documentario.
L'argomento non è semplice da narrare, bisogna equilibrare con attenzione il materiale di internet
e le interviste agli specialisti, cercando di trasmettere allo spettatore la complessità della materia, con informazioni precise e corrette, evitando i soliti luoghi comuni sui disturbi alimentari. Ho cercato di rendere visivo un materiale statico, come quello del web, suggerendo immagini evocative e scegliendo di non mostrare la sofferenza fisica della malattia.

Rimane solo un dubbio, ma è giusto che ci sia per chi si appresta ad affrontare questo argomento, ed è quello che il documentario possa in qualche modo spingere alcune persone, estranee o meno ai disturbi alimentari, a frequentare questi siti. Non è raro che ragazze con problemi di anoressia e bulimia ammettano di aver preso spunto da film o libri per coltivare la loro ossessione. --br--Questo è un rischio da tener presente, ma credo non sia sufficiente per decidere di non raccontare questa realtà.

Paola Rota

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Dettaglio di una Barbie. Una mano inizia a svestire la bambola: le toglie le scarpe con Il tacco, la gonna, la giacca.

Una volta, in un articolo, ho letto che se Barbie fosse una persona vera sarebbe alta 1.80, peserebbe circa 46 chili, con 100 cm di circonferenza seno e 48 di girovita, e forse sarebbe in cura per anoressia.

La Barbie rimane nuda. Particolari del corpo della bambola: vicino da vespa, gambe magre e chilometriche, lunghi capelli biondi...

La mano prende un braccio della Barbie e lentamente lo stacca, poi stacca una gamba, poi l'altra. Per ultima viene tolta la testa: le parti del corpo della Barbie rimangono sparse su una superficie bianca.

Sulle prime note di Welcome to my world, a poco a poco compare in lontananza l'immagine dello schermo di un PC. Internet è un mondo dove tutti i mondi s'incontrano, si scambiano informazioni. Su internet ci si ama, ci si lascia, si trovano amici, si scoprono altre realtà. Per alcuni internet è fuga dalla solitudine, e per altri è solitudine. Per alcuni è ricerca e scoperta, per altri ossessione, ma soprattutto internet è comunità, senza bandiere, senza differenze, senza identità. Su internet si può essere liberi, talmente liberi da poter trasformare una malattia in uno stile di vita. Digitando due semplici parole: Pro Aria o Pro Mia, su qualsiasi motore di ricerca si aprirà un mondo, un mondo parallelo che ha dell'incredibile. Un mondo dove anoressia e bulimia vengono esaltate come stili di vita da seguire.

Mani di donna, magre e sciupate, attorno a un polso un sottile elastico. Una mano, con movimenti nervosi e ripeticivi, continua a tirare e rigirare l'elastico, senza tregua. Poi, con forza, tende l'elastico e lo lascia ricadere come una frusta sul polso.
"Non si può essere belle senza essere magre. ."
Un altro colpo di elastico e sullo schermo compare la scritta:
"I 10 Comandamenti di Ana". "Essere magre è più importante che essere sane."
Un altro colpo di elastico.
"Compra taglie più piccole, rasati i capelli, prendi pillole dietetiche, fai la fame, fai di tutto per essere più magra."
Un altro colpo di elastico, il polso è arrossato dalle percosse ricevute.
"Non devi assumere cibo ingrassante senza punirti."
Un altro colpo di elastico, il rumore è fortissimo.
"Essere magra e non mangiare sono indici di vera forza di volontà e di successo.

Il dottor Agostino Giovannini da anni lavora nel campo della psichiatria e in particolare sulle patologie che colpiscono prevalentemente le fasce giovanili della popolazione, focalizzando la sua attenzione sui Disturbi del Comportamento Alimentare. Collabora con I'Asl di Reggio Emilia per la quale, recentemente, ha compiuto uno studio sul fenomeno dei siti Pro Ana.

I Disturbi del Comportamento Alimentare hanno un'incidenza molto elevata nelle fasce giovanili della nostra popolazione. Secondo l'ultima indagine Eurispes, oltre due milioni di ragazzi e ragazze in Italia, tra i 12 e i 25 anni, soffrono di un Disturbo del Comportamento Alimentare conclamato: la diagnosi spesso avviene tardivamente, anche dopo 6/7 anni dall'esordio. Per Disturbo del Comportamento Alimentare s'intende una situazione in cui il rapporto con il proprio corpo e con il cibo viene alterato in maniera tale da dominare in maniera anomala e ossessiva tutte le azioni della propria giornata. I DCA più conosciuti sono Anoressia e Bulimia." (estratto dall'articolo del dottor Giovannini Pro Ana: tra Anoressia e Filosofia)

Di nuovo lo schermo di un PC: su un motore di ricerca viene composta la parola Pro Ana e si apre l'homo page di un sito Pro Anoressia.

Il mio incontro con i siti Pro Aria è avvenuto nel corso di una ricerca per un soggetto cinematografico che aveva come protagonista una ragazzina anoressica. Nonostante le moltissime informazioni sul tema anoressia, quello che mi mancava, per dare credibilità al personaggio, erano i suoi pensieri intimi. La scoperta dei siti Pro Anoressia mi ha permesso di entrare in contatto con i tabù del disturbo alimentare, i segreti, i pensieri che nessuna ragazza avrà mai voglia di raccontare. Ii sito è una sorta di confessionale, che dà vita a una "rete di sostegno", una vera e propria comunità di malattia che prende il sopravvento sulla famiglia e sui medici.

Sullo schermo scorrono le immagini del sito: elenchi lunghissimi di cibi proibiti e foto di modelle scheletriche, contrapposte a foto di donne obese.

Sui siti le ragazze si scambiano informazioni e disquisiscono su calorie e peso: foto di donne magrissime, venerate come santini, si impartiscono consigli su medicine anoressizzanti e su come procurarsi il vomito. Nei loro diari giornalieri le ragazze fanno a gara nel saltare i pasti e i pensieri proibiti vengono raccontati liberamente, trasformando il disturbo alimentare in una filosofia di vita, la filosofia di Aria, dea della magrezza.

Sullo schermo la foto di una ragazza sorridente, è magrissima, è lei la musa ispiratrice, la Thinspiration: le ossa sporgono dal suo corpo e le braccia e le gambe sembrano stuzzicadenti.

II dottor Agostino Giovannini continua: "Nella nostra società i DCA, Disturbi del Comportamen­to Alimentare, sono ancora poco considerati dall'opinione pubblica e le persone che ne soffrono riescono spesso a passare inosservate. Anche all'interno delle stesse famiglie di chi manifesta questi comportamenti molto spesso il problema viene sottovalutato: a volte ciò succede per mancanza di informazioni su questi disturbi, a volte le persone coinvolte possono essere impaurite da questa forma di disagio, sempre per mancanza d'informazione o per stigmatizzazione della malattia, o per paura di essere colpevolizzati della malattia della figlia o del figlio. Questa 'incuranza', più o meno volontaria, contribuisce a far sì che la persona che manifesta DCA spesso non chieda aiuto, o lo faccia dopo molto tempo dall'insorgenza della malattia. La bulimia, e a volte l'anoressia, sono accomunate anche da una condizione di segretezza: una situazione permanente, in cui molti degli sforzi di chi ne soffre sono rivolti alla riservatezza e alla protezione del sintomo. Come in una sorta di dipendenza, sia il rifiuto del cibo che l'assoluta ingordigia (e tutti i meccanismi compensativi utilizzati) diventano i più potenti alleati, così che le stesse persone affette da DCA li custodiscono come tesori, anche perché spesso non riescono a vedere la loro vita presente e futura senza la presenza di questi sintomi."

(estratto dall'articolo Pro Ana: tra Anoressia e Filosofia)

(….)

Paola Rota è nata a Torino nel 1974. Nel 2000 ha frequentato il Master Holden in Tecniche della narrazione e, nel 2001, il corso di perfezionamento per sceneggiatori organizzato da Script e RAI. Nel 2002 è stata segnalata al Premio Solinas con il soggetto La Fourè Riúa e nel 2003 è stata finalista al Solinas con il soggetto cinematografico Male di Miele. Attualmente lavora come sceneggiatrice di cartoni animati e fiction televisive.

giovedì 27 aprile 2006

FENOMENO PRO ANA: RICERCA E RISULTATI AUSL

I siti Web Pro Anoressia, conosciuti anche come siti Pro Ana, nascono negli USA e arrivano in Italia negli anni 2002/2003 circa.

Lo sviluppo di questi siti si registra con una prima realizzazione di Blog Pro Ana e una successiva strutturazione di Forum privati Pro Ana: i Forum, che si dichiarano seguaci della Filosofia di Ana, sono accomunati ai Blog dalla tipologia di persone che li frequentano: persone affette da Disturbi del Comportamento Alimentare che ne enfatizzano i sintomi. Si creano comunità virtuali, dove le ragazze discutono e si sostengono nel perseguimento dell’obbiettivo della magrezza assoluta, traendo rinforzi, anche, da materiali incentivanti il delirio sintomatologico (es: i 10 comandamenti di Ana, i motivi per non mangiare, ecc.).

Con l’espandersi dei Forum Pro Ana si sviluppa più dettagliatamente quella che potremmo definire come una filosofia di vita deviante: la Filosofia di Ana.

Tale filosofia si oppone rigidamente alla visione di Anoressia e Bulimia come patologie psichiatriche e mira a proclamare uno stile di vita alternativo, dove si promuove l’obbiettivo antibiologico della liberazione, totale, dalla dipendenza da cibo: l’Anoressia Nervosa come stato permanente.

Per espletare ciò, i siti Pro Ana realizzano gruppi virtuali con sembianze di sette religiose: le adepte di Ana, dove Ana come diminutivo di Anoressia è una musa ispiratrice ed un ideale supremo.

In questo sentimento di onnipotenza, è possibile leggere un tentativo di settorializzazione delle condotte anoressico/bulimiche, particolarmente nella volontà delle adepte, di non essere etichettate come “malate”, ma di essere “guardate” come persone che mirano ad un obbiettivo non conforme alla società circostante.

Da questi presupposti, nel Settembre 2004, presso il PASM dell’Az. Usl di Reggio Emilia si è sviluppato un progetto di ricerca atto a studiare ed approfondire quello che era un tema poco conosciuto anche dai professionisti del settore DCA: il fenomeno Pro Ana. Tale ricerca ha sondato, tramite lo strumento del questionario, la conoscenza e la frequenza ai siti Pro Anoressia da parte di persone affette da un Disturbo del Comportamento Alimentare conclamato; tramite la navigazione e l’indagine qualitativa ha indagato le principali dinamiche di azione del movimento Pro Anoressia.

Lo studio ha rivelato come già una parte importante di pazienti siano a conoscenza e frequentino i siti Web Pro Anoressia, ha portato alla luce il carattere enfatico che viene dato alla componente sintomatologica, sia anoressica che bulimica, e ha sviluppato riflessioni di vario genere su come interpretare ed affrontare il fenomeno dal punto di vista clinico.

richiedi il fascicolo della ricerca all'indirizzo email agostino.giovannini@ausl.re.it

(tratto da Risky-Re: Network Informativo sui Comportamenti a Rischio)

martedì 25 aprile 2006

Intervista/ Quando il cibo diventa un nemico

(dal mensile: TuttoMontagna:)

L’attenzione per il proprio corpo e i disturbi del comportamento alimentare. I seguaci della filosofia di Ana. Fenomeni prevalentemente femminili. Parla il dr. Giovannini.


articolo di Federico Zannoni

“Odio il mio corpo. E’ una cosa superflua. Dà sempre troppo da fare. Vestirlo, tenerlo dritto, sempre in tiro, il trucco sul viso... E bisogna farlo ad ogni costo, perché questo è il mio lasciapassare. Senza non sono niente”.
Irina Denezkina, poco più che ventenne, è già una scrittrice di successo. I suoi racconti sono implacabili affreschi del mondo giovanile. Sono storie di solitudini e compagnie, di alcol e droghe, di musica e pantaloni griffati, storie i cui protagonisti sono anima e carne, con sogni e desideri talvolta intrappolati in corpi troppo goffi. E’ proprio sul rapporto che i giovani hanno col proprio corpo, soprattutto quando questo precipita in pericolose derive, che abbiamo deciso di centrare la nostra conversazione con Agostino Giovannini, neo-laureato in Servizi sociali e autore di interessanti ricerche sul campo.
Partiamo dalla citazione iniziale. Crediamo siano frasi importanti, in cui l’efficacia estetica delle parole ben si abbina con contenuti complessi e diretti.
“I giovani d’oggi danno grande importanza al loro corpo. Basta guardarsi in giro, per strada, per notare come ragazze e ragazzi fondino parte della loro autostima e della loro ‘personalità’ sull’apparire estetico del proprio corpo”.
In fondo, però, prendersi cura del proprio corpo e mostrarsi attenti al modo in cui ci si presenta agli altri è innegabilmente segno di equilibrio e buona educazione.
“La cura del proprio corpo è un elemento essenziale nell’essere umano. Non per nulla, una manifestazione delle sindromi depressive è il non prendersi cura del proprio corpo. Ma per ogni cosa esiste una giusta misura. Al giorno d’oggi i mass media ci impongono un’assoluta tirannia dell’apparire agli altri: lo si vede nelle sfilate di moda, nei talk show dove si arriva a criticare il trucco eccessivo, il vestito sbagliato. Oltre un certo limite, l’attenzione per il proprio corpo diviene fonte di malessere”.
Un malessere che può sprofondare nei disturbi del comportamento alimentare.
“Una persona che soffre di disturbi del comportamento alimentare fonda tutta la sua esistenza su un apparire mai raggiungibile. Il prendersi cura di sé diviene talmente eccessivo quanto elusivo del vero problema”.
Quali sono i principali disturbi del comportamento alimentare?
“Sono essenzialmente tre: anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata. Il primo è il più conosciuto: si distingue per un totale rifiuto del cibo e l’unico obiettivo della magrezza. Il secondo, di più recente diffusione, si contraddistingue da un’eccessiva dipendenza dall’uso-abuso del cibo, con annessa una varietà di comportamenti compensatori. La terza forma, anche conosciuta come ‘bed’, è contraddistinta da un persistente desiderio di assumere eccessive quantità di cibo, differenziandosi però dalle altre due forme per una non così accentuata ossessione per la magrezza”.

Anoressia, bulimia, bed. Partiamo dalla prima: nella vita di tutti i giorni, quali comportamenti contraddistinguono le persone anoressiche?
“Voglio sfatare un mito: l’anoressica è una persona estremamente affamata, nel senso letterale. Ogni suo comportamento, pensiero e azione è basato sul controllo dell’impulso della fame. Pur pensando incessantemente al cibo, l’anoressica fa di tutto per non assumerlo”.
In concreto, cosa fa per non assumerlo?
“Se mangia, lo fa in assoluta solitudine per non fare scoprire le ridotte dosi di cibo; cerca di evitare le occasioni per mangiare, trova scuse di ogni genere perché non sia incentivata a mangiare da parenti o amici, abusa di sostanze che secondo lei possono alleviare il senso della fame, si guarda sempre allo specchio, cercando motivazioni per dimagrire ancora, e quindi non mangiare. Per definizione, l’anoressica non si vedrà mai magra: di conseguenza, ogni volta che si guarda allo specchio avrà la percezione di essere grassa e proverà il desiderio di dimagrire oltre modo”.--br--
Quanto possono arrivare a pesare le anoressiche? C’è una soglia entro la quale una persona può dirsi anoressica o sono solo i comportamenti a definirlo?
“Non esiste un peso minimo. Ci sono ragazze che arrivano a pesare 25-26 chili, mettendo in grande rischio la propria vita, come ce ne sono di 32-36. Non è tanto il peso a essere decisivo, quanto la costituzione e le caratteristiche della persona, quanto questa può reggere”.
Al di là delle differenze di peso, comunque indici dei diversi gradi di gravità, cosa accomuna le persone anoressiche?
“Sono i comportamenti ossessivi a definire le anoressiche. La forma anoressica, per definizione sottopeso, può essere normopeso soltanto nelle primissime fasi. Al contrario, la forma bulimica è meno riconoscibile perché si tratta di ragazze in stragrande maggioranza normopeso: proprio questa è la caratteristica che ci porta a non riconoscere una persona affetta da bulimia, anche se questa vive ogni giorno sotto i nostri occhi. La bulimica, al contrario dell’anoressica, riesce a nascondere benissimo il disturbo. Il dramma del dilagare della bulimia sta proprio nel fatto che solo una minima parte delle bulimiche si rivolge alle cure o porta il suo disturbo a conoscenza degli altri”.
Come è possibile riconoscere una persona bulimica, al di là delle sue maschere?
“Se la persona non vuole essere scoperta è molto difficile. La bulimica ha un’eccessiva ossessione per il cibo, la sua autostima è legata a come percepisce il proprio corpo, sottoponendolo alla prova della bilancia. La persona bulimica si punisce con atteggiamenti compensativi come vomito autoindotto subito dopo un pasto, eccessivo uso di lassativi per ridurre un eventuale gonfiore al ventre, eccessivo sport e, soprattutto, una continua alternanza tra diete rigidissime e periodi di continue abbuffate”.
Anoressia e bulimia sembrano comparire laddove la persona si trova in una condizione di disagio. Talvolta il disagio può dar luogo a ulteriori atteggiamenti autolesionisti.
“E’ solito, ma non scontato, che i disturbi del comportamento alimentare si associno ad abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, e talvolta anche a un problematico rapporto con la sfera sessuale. Ripeto, però: ogni situazione è diversa dall’altra, e quindi non tutte le anoressiche e le bulimiche vanno incontro a questi atteggiamenti”.
Finora abbiamo parlato di anoressiche e bulimiche al femminile. E gli anoressici? I bulimici?
“I disturbi del comportamento alimentare sono prevalentemente femminili, in un rapporto maschi-femmine di 1 a 10 per l’anoressia e 1 a 20 per la bulimia. Recentemente sembra dilagare, prevalentemente nella fascia maschile, un disturbo del comportamento alimentare chiamato ortoressia, che si caratterizza per una eccessiva ossessione verso l’assunzione di cibi sani: queste persone morirebbero di fame piuttosto che pranzare a un Mac Donald’s o assumere cibi con eccessivo contenuto di colesterolo”.
Ha parlato dell’ortoressia come di un fenomeno di recente comparsa e diffusione, il che non fa altro che rafforzare l’idea di quanto il campo dei disturbi del comportamento alimentare sia in costante evoluzione, non senza un legame coi mutamenti che avvengono nel nostro contesto socio-culturale.
“Uno dei più recenti sviluppi collegati ai disturbi del comportamento alimentare è il fenomeno pro-anoressia, anche detto pro-Ana, che altro non è che un movimento di persone sofferenti di disturbi del comportamento alimentare conclamati che, rifiutando l’etichetta patologica di malate, dichiarano di seguire una filosofia alternativa, la filosofia di Ana, fondata sull’unico obiettivo della magrezza, anche a discapito della salute”.
Quali sono i suoi luoghi “di culto” e ritrovo?
“In Italia questo fenomeno è arrivato negli ultimi anni, contagiando internet, dove si sono sviluppate comunità virtuali e nascoste nelle quali le persone associate si scambiano reciprocamente consigli e motivazioni per continuare a dimagrire piuttosto che assumere cibo. Il fenomeno è ancora poco conosciuto anche dagli operatori che affrontano i disturbi del comportamento alimentare, come ho potuto rilevare dalle mie ricerche”.
Alla luce di quanto è venuto fuori sino ad ora, sembra sia molto difficile provare a quantificare la portata di fenomeni così subdoli e sfuggenti, e proprio per questo non le chiediamo dati assoluti, ma soltanto un’opinione: quanto sono presenti i disturbi del comportamento alimentare nella nostra montagna?
“Sono presenti molto più di quanto si immagini. Infatti, se le anoressiche le possiamo riconoscere per strada, ritengo che tante adolescenti affette da bulimia nervosa continuino a perpetuare i comportamenti in assoluta segretezza, senza rivolgersi ai servizi di cura. Secondo una recente ricerca Ausl, nelle scuole reggiane una grande percentuale di ragazze dichiarano di avere comportamenti come il vomito autoindotto, anche saltuariamente”.
Allargando il campo al di fuori delle manifestazioni più eclatanti, quanto c’è di problematico nei comportamenti alimentari dei ragazzi d’oggi?
“Sembra quasi che il cibo sia diventato oggi il bersaglio preferito di una moltitudine di sofferenze e disagi psichici, un po’ come lo era l’isteria qualche secolo fa. Anche chi non può essere diagnosticato anoressico o bulimico può comunque manifestare rapporti alterati col cibo, sia temporanei, sia duraturi. Non si possono però definire malate tutte le persone, e sta qui il sapere riconoscere se il rapporto con il cibo sia di piacere e di sopravvivenza, oppure uno specchio dietro al quale nascondere i problemi”.
Il quadro è complesso, non c’è dubbio. Forte delle sue competenze ed esperienze, se la sentirebbe di tirare le somme e provare a fornire qualche suggerimento?
“Troppe volte ho sentito dire ‘ce la si può fare da soli’, e questo per me è un grosso errore. Il consiglio più importante, evitando eccessivi allarmismi o, all’opposto, pericolose leggerezze, è di rivolgersi al personale competente ogni qualvolta sussistano seri elementi che possano fare sospettare dell’esistenza di un disturbo. I disturbi del comportamento alimentare non si curano da soli: prima ci si rivolge alle cure, più ampio è il margine di successo. Tuttavia, dai disturbi del comportamento alimentare si può guarire, come sia le statistiche che le esperienze di chi ne è uscito stanno a dimostrare”.