
Albina Perri
MAGRE DA MORIRE
Aliberti editore
Centinaia di siti pro Ana
Un’indagine shock sull’anoressia in Rete
Conoscerla per vincerla
«C’è una dea che mi ha rubato corpo, cuore e anima,
c’è una dea che mi ha privato della carne
c’è una dea che rende il male bene,
c’è una dea che resta dentro per giorni, mesi, anni,
c’è una dea che fa dei bisogni privazioni
c’è una dea sconosciuta
eppure sembra di conoscerla da sempre,
questa è la dea Anoressia,
questa è fonte di dolore, morte, sofferenza
questo è il male di cui soffro».
«Quando sarai magra nessuno ti dirà più che sei un cesso. Quando sarai magra sarai felice».
È un rosario che sgranano nella testa, tutto il giorno, tutti i giorni, le ragazze anoressiche.
Il loro credo, la loro religione.
Un milione di adolescenti in Italia soffre di disturbi alimentari: troppe, perchè siano solo ragazzine annoiate e viziate. L’anoressia è una fissazione, un disturbo della mente che attacca il corpo, ma poi per alcune diventa anche un credo da condividere su Internet in centinaia di siti pro Ana, la chiamano così: in Rete si formano comunità di fisici martirizzati che si sostengono a vicenda, si danno consigli per non farsi scoprire, come in una setta segreta.
Il loro dio sono le modelle, così magre, così belle, così socialmente accettate, sempre davanti agli occhi in centinaia di foto con la scritta: «Voglio diventare così».
E gli stilisti che le vestono, e le fanno sfilare come se fossero le vere femmine, quelle più desiderabili e apprezzate, sono i sacerdoti di un mondo ideale, senza grasso e senza paure.
Un gioco di autostima e autodistruzione per le ragazzine.
Una responsabilità, per il mondo della moda, che firma appelli contro l’anoressia, ma poi continua a scegliere modelle di carta velina, corpi come appendiabiti, ossa e plissé che traballano in passerella.
Albina Perri (classe 1973) è una giornalista professionista di Milano. Caposervizio delle cronache italiane di «Libero», oggi gestisce il sito del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. Ha collaborato con i mensili«Class» e «Men’s Health», e ha lavorato al settimanale «Il Borghese».
Su gentile concessione dell'autrice pubblico in formato .pdf, scaricabile cliccandone il titolo, il capitolo "L'anoressia corre sul web" contenente anche alcuni miei interventi
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