Citazione

“Ciò che è realmente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non sia affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca.” (Heidegger)

lunedì 16 novembre 2009

da D / REPUBBLICA

[errata corrige: il nome Augusto è errato, il corretto è AGOSTINO]

Le pagine web che inneggiano all'anoressia sono 300mila solo in Italia. Oscurarle? Non serve. Meglio combatterle con messaggi positivi

di Daniela Condorelli

A volerli contare, sfuggono. Per uno che chiude, altri aprono. E se dai loro la caccia, si nascondono, si privatizzano. Non si fanno più scovare se non da chi, la dea "Ana", ce l'ha nella mente e nel corpo. Sono i siti pro-anoressia, quelli che inneggiano alla magrezza assoluta, alle ossa che spuntano, al vomito indotto con uno spazzolino da denti. È la rete, infida e disperata, di quelle che sono e vogliono essere Magre da morire, che è anche il titolo del libro-inchiesta di Albina Perri (Aliberti editore). Alcuni Paesi hanno detto basta. In Spagna, l'agenzia per la qualità di Internet ha ottenuto da Microsoft la chiusura di blog che incitavano all'anoressia e alla bulimia. In Francia, chi diffonde informazioni sui metodi più efficaci per rifiutare il cibo è perseguibile per legge: carcere fino a due anni e multe fino a 30mila euro. Sistemi che sanno più di censura che di rimedio. E in Italia? A rispondere è il ministro per le Politiche giovanili Giorgia Meloni: "Sono allo studio proposte di legge, come quella di Beatrice Lorenzin, finalizzate ad arginare una moda che diventa istigazione al suicidio". Meloni è preoccupata dell'aumento esponenziale dei siti pro-ana, che negli States crescono del 470 per cento all'anno e in Italia sono già 300mila. "Attualmente sono legali. A differenza della pedofilia, l'anoressia è una malattia e non costituisce di per sé un reato, neppure quando sconfina nell'autolesionismo". E continua: "Credo che il metodo migliore per combattere ogni fenomeno negativo su internet sia produrre contenuti positivi sullo stesso tema. Occorre fare in modo che i ragazzi che navigano possano trovare messaggi contro l'anoressia o un aiuto che li guidi fuori dal tunnel, prima di qualunque forma di propaganda pro-ana". È quello che il Governo sta facendo attraverso il portale nuke.timshell.it (vedi box), nell'ambito del piano di intervento su prevenzione e assistenza dei disturbi del comportamento alimentare firmato da Melandri e Turco poco più di un anno fa. Timshell, che in ebraico significa "tu puoi", è gestito dal reparto di Stefano Vicari, neuropsichiatra infantile all'ospedale Bambin Gesù di Roma: lo definisce "una goccia nel mare, ma un primo passo per ripensare l'assistenza". "L'obiettivo", continua Meloni, "è gettare un'ancora di salvezza a chi si trova in difficoltà e cerca un approdo su Internet". Non solo: "Sono a disposizione dei ragazzi numeri telefonici e siti attraverso cui farsi consigliare dagli psicologi su come aiutare i coetanei in difficoltà. A loro volta, i giovani possono segnalare agli specialisti blog, forum e siti dove l'intervento di un medico può essere di grande aiuto". Aggiunge Augusto Giovannini, il ricercatore che, primo in Italia, ha analizzato il fenomeno pro-ana: "Neutralizzare le piazze virtuali in cui le ragazze si sfogano e si raccontano può essere controproducente. Nessuno riuscirebbe più a monitorarle, ad ascoltare i messaggi che vengono lanciati nella rete". E che sono richieste di aiuto, anche se sembrerebbe il contrario. È d'accordo D, che tempo fa aveva pensato di portare avanti una campagna per l'oscuramento dei blog pro-anoressia. Ma la risposta non può essere far finta che il problema non esista oscurandolo. Il risultato sarebbe il proliferare di forum privati e irraggiungibili, cui si accede dopo una sorta di esame e dove le ragazze continuano a confidare di aver vomitato 15 volte in un giorno. La conferma viene dalle stesse blogger. Scrive un'anonima: "Se vuoi visitare il mio blog ti mando l'invito. Ho dovuto privatizzarlo perché altrimenti qualcuno lo leggeva e mi impediva di fare di testa mia". Meglio, invece, che gli operatori li possano leggere, questi 300mila siti di giovanissime che hanno trovato in rete il loro confessionale. Voci di quei due milioni di giovani italiani che hanno un disturbo dell'alimentazione. Un fenomeno, la promozione dell'anoressia in rete, nato in Italia nel 2002 con il blog di Dandyna, oggi ventiduenne pentita. Secondo l'Eurispes hanno in media 17 anni, ma anche 12, le giovanissime che adorano la dea Anoressia e le dedicano strazianti poesie. Come questa. "C'è una dea che mi ha rubato corpo, cuore e anima, c'è una dea che mi ha privato della carne, c'è una dea che rende il male per il bene... è la dea Anoressia, questa è fonte di dolore, morte, sofferenza, questo è il male di cui soffro". Si riconoscono anche fuori dalla rete, grazie a un braccialetto con una farfallina. La prima ricerca italiana che ha indagato sulla rete pro-ana è stata condotta da Giovannini nell'ambito del Programma aziendale salute mentale e dipendenze patologiche dell'Ausl di Reggio Emilia nel 2003

(http://proanorexiaresearch.blogspot.com/).

Sono passati sei anni: Giovannini ha continuato a monitorare il fenomeno, ad assistere al nascere e al morire dei blog. "Le piazze virtuali sono cambiate: all'inizio riportavano traduzioni di materiale straniero, ora sono comunità sempre più inaccessibili in cui ci si scambia informazioni e consigli per non sentire la fame o dimagrire più in fretta senza che i genitori se ne accorgano". Così il web ha contribuito a rompere l'isolamento sociale in cui si segregano le persone anoressiche e bulimiche. Uscite dalla solitudine della loro cameretta, le ragazze lanciano in rete messaggi a caratteri cubitali. Il problema è saperli cogliere e trasferire nel sistema di cura. Elemento che accomuna questi blog è il diario alimentare, resoconto quotidiano dettagliato di ciò che è stato ingerito nell'arco della giornata, con tanto di conteggio delle calorie. Poche, pochissime per queste giovani che si imbottiscono di cotone idrofilo imbevuto di succo d'arancia per non sentire la fame. E non mancano foto di attrici e modelle che costituiscono la thininspiration, il modello di magrezza da emulare. Non finisce qui. Dai blog si è passati al social networking. Su MySpace e Facebook si moltiplicano gruppi che contano oltre mille adepti, caratterizzati da slogan angoscianti come: "Dimagrisci o muori provandoci". Tra i temi prediletti dai fans multimediali della filosofia pro-ana, il completo controllo del corpo. "Dominerai il tuo stomaco mentre gli altri saranno schiavi della fame", recita un sito. "Controllato il mio appetito, sarei stata capace di controllare qualsiasi cosa. Mi sentivo vincente", confida alla rete AliceT. Commenta Albina Perri: "Disgusto per la materia, bisogno di autonomia, volontà di potere, riempimento di un vuoto interiore, bisogno di affetto e approvazione, rifiuto di un rapporto. Quante cose ci sono, dentro una ragazzina che smette di mangiare per essere magra come Nicole Richie". A tenere i blog pro-ana sono perlopiù ragazze, ma non solo. Un capitolo di Magre da morire è dedicato alla manorexic, l'anoressia al maschile, e alla sua voce in rete. Oggi c'è un giovane che rifiuta il cibo ogni quattro ragazze. Scrivono meno, chiamano poco. L'ambizione di siti come Timshell è raggiungerli. Dare una risposta anche a chi non ha il coraggio di uscire allo scoperto. Perché l'anoressia non è un problema di cibo, ma, come scrive Chiaretta 1974, blogger di Briciole di pane, "un difetto d'amore".

(fonte: http://dweb.repubblica.it/)